Come proteggersi dai raggi nocivi

Come proteggersi dai raggi nocivi

16 Luglio 2018 0 Di amorinozpt

Questione di pelle

Come si è detto, ognuno deve trovare la propria misura nei tempi e nei modi di esposizione al sole, per evitare le scottature. La pelle arrossata e dolente (oltre a rovinare le vacanze!) segnala infatti un danno che non è solo immediato, ma può avere conseguenze rilevanti a distanza di tempo, facilitando, per esempio, l’insorgenza di un melanoma. Anche in chi non si scotta facilmente, una sconsiderata e prolungata esposizione al sole promuove comunque un invecchiamento precoce della pelle e un aumento del rischio di sviluppare altri tumori della pelle, come quelli a cellule squamose e basali.

A ciascuno la sua crema

Ogni anno decidere il fattore di protezione adatto a sé può sembrare un rebus. Se ne è occupata perfino la Commissione Europea, che ha emesso un documento nel quale afferma che i fototipi più scuri possono gradualmente ridurre il grado di protezione, mentre chi ha la pelle chiara deve tenere più alta la guardia. Per tutti comunque è consigliabile utilizzare protezioni alte e molto alte e continuare ad applicare la crema anche quando la conquista di una bella abbronzatura scongiura il rischio di scottature da parte dei raggi UV-B: restano sempre infatti l’effetto di secchezza, l’invecchiamento della pelle, e il potenziale rischio di tumori innescato dalle radiazioni UV-A.

Nella scelta del prodotto da usare bisognerà quindi sempre controllare la presenza dell’apposito logo anti UV-A, che garantisce per la protezione anche nei confronti di questo tipo di raggi solari. Un occhio di riguardo va dato anche alla data di scadenza, quando è riportata: la maggior parte dei prodotti dura 2-3 anni sugli scaffali, ma in genere si ritiene che perdano le loro proprietà di filtro dopo un anno che la confezione è stata aperta. Usarle dopo questa data non è dannoso, ma bisogna tener conto che possono proteggere meno rispetto a quando sono state acquistate.

Quando metterla

Sono stati condotti diversi studi scientifici per accertare i tempi e i modi con cui spalmarsi la crema protettiva. La maggior parte concorda sull’opportunità di applicarla almeno un quarto d’ora, se non mezz’ora, prima dell’esposizione al sole. Ottima quindi la scelta di farlo a casa, prima di uscire. Ma una volta non basta: il prodotto andrà applicato più volte nel corso della giornata, ogni due ore secondo la Skin Cancer Foundation. E la procedura andrà comunque ripetuta dopo ogni bagno o attività sportiva, anche se sulla confezione è riportata la dicitura waterproof, che garantisce un certo grado di protezione anche in acqua, ma non impedisce che la protezione almeno in parte si riduca, soprattutto se per asciugarsi ci si strofina vigorosamente con un asciugamano.

Quanta metterne

Una buona crema non deve necessariamente essere molto cara: al di là delle spese di confezionamento e marketing, tutte quelle prodotte dalle principali aziende sono altrettanto valide per proteggere la pelle. Meglio quindi scegliere un prodotto di fascia media, ma applicarlo senza remore, piuttosto che risparmiare sulla quantità a favore di una presunta maggiore qualità. Si calcola in genere che un palmo di mano pieno sia sufficiente per le gambe, le braccia, il viso e il collo di un adulto medio. Attenzione al dorso delle mani, ai piedi, alle orecchie, alla parte posteriore delle ginocchia, delle gambe e del collo, dove è facile dimenticarsi di arrivare e dove più spesso, infatti, ci si scotta.

Non solo crema

Per proteggersi dal sole non ci sono solo le creme protettive. Soprattutto i fototipi più sensibili e i bambini, dove l’irradiazione è più forte, dovrebbero ricorrere anche ad altri mezzi:

  • un cappello, meglio se a larghe tese, per proteggere anche la parte posteriore del collo e delle orecchie, che resta scoperta con i berretti con visiera. I modelli di paglia riparano meno di quelli in tessuto spesso;
  • abiti leggeri, ma capaci di offrire uno schermo ai raggi solari, quando non si è in spiaggia ma si trascorre comunque molto tempo all’aria aperta. Alcune aziende che producono capi di abbigliamento certificano questa proprietà sull’etichetta. I colori scuri riparano più dei chiari, i tessuti asciutti più dei bagnati;
  • occhiali da sole, con lenti che proteggano almeno dal 99% dei raggi UV-A e UV-B, concetto che nell’etichetta può essere espresso anche come assorbimento di radiazioni solari fino a 400 nm di lunghezza d’onda. Ai fini protettivi sono più efficaci i modelli più grandi, che si estendono verso le tempie, impedendo il passaggio laterale dei raggi solari;
  • ombra. Quando il sole è forte, niente di tutto questo può sostituire un riparo all’ombra, dove rifugiarsi nelle ore centrali della giornata, in un intervallo di tempo che deve essere tanto più prolungato quanto più il fototipo è sensibile e quanto più forte è l’irradiazione solare.

Bambini: più sono piccoli, più ci vuole attenzione

I bambini, soprattutto da 0 a 12 anni, sono i più esposti ai rischi di un’eccessiva esposizione al sole. Per loro natura tendono a giocare a lungo al sole anche mentre sono in acqua, ma la loro pelle è più delicata di quella degli adulti ed eventuali danni al DNA che i raggi ultravioletti possono provocare hanno più tempo per manifestarsi negli anni successivi.
A loro va quindi riservata una particolare attenzione.

Neonati

I bebè sotto i sei mesi di vita non dovrebbero essere mai esposti alla luce diretta del sole: per questo le creme protettive non sono consigliate in questa fascia di età. Vanno usate solo quando ci si trova accidentalmente in condizione di non poter proteggere il piccolo, che altrimenti andrebbe sempre tenuto all’ombra, anche mentre si è a passeggio, tramite ombrellini montati su carrozzina e passeggino. Questa regola non vale solo per la spiaggia, ma anche in città.

Bambini

Più crescono, più i piccoli amano giocare nell’acqua o sulla battigia: per questo, nel corso della giornata, andrà ripetuta più volte l’applicazione di prodotti particolarmente adatti a pelli sensibili, senza scendere mai sotto il fattore 15 di protezione. Meglio insistere perché tengano il cappello, di solito meno gradito degli occhiali che invece li fanno sentire “grandi”. Questi però non devono essere considerati come giocattoli, ma piuttosto come strumenti di protezione che, al pari di quelli degli adulti, devono proteggere almeno dal 99% dei raggi UV-A e UV-B.

Per quelli con la pelle più delicata esistono oggi particolari indumenti protettivi che filtrano i raggi del sole ma lasciano traspirare e si asciugano rapidamente, per cui possono essere indossati anche durante il bagno. Per evitare danni alla pelle va comunque messo un limite alle ore trascorse al sole ed è senz’altro preferibile che a un pranzo all’ombra seguano un paio d’ore di gioco o di riposo al riparo dai raggi più forti delle ore centrali della giornata.

Ragazzi

Col passare degli anni bisogna abituare i ragazzi a mettersi da soli la crema, prima di uscire e ogni due ore, soprattutto se praticano sport, specie quelli acquatici. Particolare cautela richiede la pelle continuamente esposta ai riflessi dell’acqua di chi va in surf, in canoa o in barca a vela: in questi casi meglio ricorrere agli indumenti protettivi prodotti con i tessuti tecnici più moderni.

Anche i più grandicelli, come i più piccoli, vanno comunque invitati a ritirarsi all’ombra nelle ore più calde della giornata. I più sensibili al modello estetico legato all’abbronzatura andrebbero informati degli effetti deleteri dei raggi solari sull’aspetto della pelle, invitandoli a evitare anche l’uso di lampade e lettini.

fonte https://www.airc.it/